Francesco Fornasaro – RWTH Aachen University
Quali differenze hai riscontrato tra il sistema didattico dell’università ospitante e quello del tuo ateneo di origine, in particolare riguardo ai corsi di ambito tecnico come controllo, automazione o robotica?
Ad Aachen, nei corsi di robotica e meccatronica, ho riscontrato una grande differenza nell’esposizione degli argomenti durante le lezioni e nell’approccio agli esami. Al Politecnico di Milano la teoria é sempre centrale e ogni argomento trattato é solitamente accompagnato da almeno una giustificazione formale, se non da una dimostrazione completa. All’RWTH Aachen, invece, nella maggior parte dei casi, queste non sono presentate durante le lezioni, le quali si concentrano piuttosto sugli standard industriali e su convenzioni consolidatesi nella pratica ingegneristica con l’esperienza, privilegiando un approccio piú pragmatico. Gli esami, di conseguenza, sono diversi: l’enfasi é posta sull’applicazione rapida e intuitiva di un sapere piú nozionistico. Trovo che questo approccio, sebbene a me nuovo, sia stato benefico, in quanto complementare agli anni di formazione piú rigorosa che ho trascorso in Italia. La mia padronanza di diversi argomenti é stata sicuramente arricchita, fornendomi una prospettiva prettamente operativa. Anche il corso di Advanced Software Engineering ha seguito questa logica, concentrandosi quasi esclusivamente su esercizi pratici e attivitá implementative.
In che modo l’esperienza di mobilitá ha contribuito ad ampliare le tue competenze tecniche e/o pratiche nel campo dell’automazione e del controllo? Hai avuto accesso a laboratori, progetti o tecnologie particolarmente rilevanti?
Durante i corsi di Robotic Systems e Applied Numerical Optimization, ho avuto modo di approfondire rispettivamente ROS2 e la libreria di ottimizzazione SciPy. In particolare, nel caso di Applied Numerical Optimization, ogni lezione era accompagnata da un laboratorio e molto spesso da un assignment. Da questo punto di vista, tuttavia, non ho notato grandi differenze rispetto al Politecnico, dove, durante la magistrale, le ore di laboratorio ben strutturate non sono mai mancate. Frequenti erano anche i seminari tenuti da aziende e centri di ricerca: occasioni preziose per comprendere il panorama della robotica contemporanea, scoprire gli sbocchi professionali ad esso collegati e stabilire relazioni professionali.
Hai avuto occasione di lavorare su progetti internazionali, in team multiculturali o con docenti/ricercatori di altre nazionalità? Se sì, cosa hai imparato da queste interazioni, anche in termini di soft skills?
All’RWTH Aachen ho avuto modo di entrare in contatto con docenti e soprattutto studenti di altre nazionalitá. I progetti di gruppo che ho svolto con questi ultimi mi hanno dato l’opportunitá di confrontarmi con approcci e abitudini differenti, tipici di altre culture, riguardo alle scadenze, alla divisione dei compiti e alla comunicazione con i professori.
Tuttavia, la parte piú importante della mia esperienza internazionale e multiculturale é stata sicuramente entrare in contatto con Neura Robotics, un’azienda di robotica situata nel Baden-Württemberg, in Germania. Dopo aver conosciuto alcuni loro ingegneri durante uno dei seminari organizzati durante il semestre, ho avuto la possibilitá di sostenere i colloqui di selezione e iniziare un’esperienza lavorativa nel team di Software Control del reparto R&D dell’azienda, dove tuttora lavoro al fianco di ingegneri di diverse nazionalitá. In questo contesto, sto contribuendo alla progettazione di nuovi componenti dell’architettura software e acquisendo dimestichezza con gli strumenti e i flussi di lavoro tipici dell’ambiente industriale. Allo stesso tempo, sto imparando non solo cosa significa collaborare in un team su progetti di spessore, ma anche a fornire e ricevere feedback e come gestire le dinamiche interpersonali in un contesto tecnico internazionale.
Dal punto di vista personale, quali sono state le sfide maggiori che hai affrontato durante il periodo all’estero e in che modo pensi che abbiano influito sulla tua crescita, sia accademica sia umana?
Una menzione d’onore va alla burocrazia e alle scadenze ad essa collegate, la cui gestione prima della partenza, combinata a questioni assicurative e alla ricerca di un alloggio ad Aachen, é stata una bella spina nel fianco. Mi sento di dare un consiglio a chiunque stia valutando una mobilitá ad Aachen: é fondamentale iniziare la ricerca della casa almeno due o tre mesi prima della partenza. Lo stesso vale per l’assicurazione sanitaria: bisogna muoversi con largo anticipo.
Durante la mobilitá, invece, la sfida piú grande é stata senza dubbio conciliare lo studio con un ambiente sociale estremamente stimolante. Aachen, pur non essendo una metropoli, é una citté viva e piena di attivité. L’universitá stessa organizza moltissimi eventi per favorire l’integrazione: welcome week, feste, grigliate e momenti di socializzazione che si ripetono periodicamente durante il semestre. Trovare un equilibrio tra studio e vita sociale non é semplice, ma é possibile. Chiaramente, la Fear of Missing Out é sempre dietro l’angolo, ma imparare a gestirla fa parte della crescita.
Dal punto di vista accademico, ho dovuto adattarmi a una gestione diversa delle sessioni: tutti gli esami che ho sostenuto ad Aachen prevedevano un unico appello per sessione e riuscire a prepararmi per ciascuno, coordinando lo studio con la preparazione per i colloqui con Neura Robotics, é stata un’esperienza nuova per me, abituato ad avere sempre almeno due appelli a disposizione.
Consiglieresti questa esperienza ad altri studenti di Automation and Control Engineering? Quali aspetti ritieni più rilevanti da considerare prima di intraprendere un percorso di mobilità internazionale?
Consiglio vivamente questa esperienza ad altri studenti di Automation and Control Engineering. Fare un’esperienza di mobilitá durante la magistrale puó portare benefici enormi: la si vive con maggiore maturitá e la si puó sfruttare strategicamente in funzione dei propri obiettivi professionali. Ovviamente non manca l’occasione per divertirsi, viaggiare, conoscere persone e imparare una nuova lingua, ma ció che ritengo davvero importante é l’insieme di opportunitá che si aprono quando si riparte da zero in un’universitá nuova, dove spesso si é trattati come ospiti d’onore.
Nel mio caso, gli aspetti che ho valutato con maggiore attenzione prima di partire per Aachen sono stati il background del paese ospitante e dell’universitá nella mia area di interesse, la robotica, e la lingua parlata, il tedesco, che desideravo imparare da tempo. Anche se non sono ancora riuscito a domare la temibile grammatica tedesca, ho fatto piú di qualche passo avanti, mentre l’ambiente accademico nel campo della robotica si é rivelato florido come previsto.
